
Come mai mi hanno diagnosticato la Tiroidite di Hashimoto
Nel momento in cui scrivo questo articolo, sono felice di dirti che, a giudicare dalle mie ultime analisi del sangue, i valori dei miei anticorpi tireoglobulina sono finalmente nella norma (mai stati così da quando mi hanno diagnosticato la tiroidite di Hashimoto, ovvero negli ultimi dodici anni). Gli anticorpi Abtpo invece sono ancora alti e purtroppo, dove vivo, non mi è possibile valutare se i valori si siano modificati, visto che nei referti delle analisi viene solo indicato che superano la soglia dei 1000 (per quanto mi riguarda potrei aver avuto 3000 per arrivare a 1002, ma non ho modo di verificarlo).
Negli ultimi anni ho adottato diversi accorgimenti per aiutare il mio corpo a rasserenarsi e a vivere meglio la patologia della tiroidite di Hashimoto, condizione autoimmune, quelli più importanti riguardano la regolarizzazione della glicemia, la gestione dello stress, la liberazione dai traumi emotivi e stress correlato, la cura della mia flora intestinale, la totale disintossicazione sia a livello di alimenti e utensili in cucina, sia a livello di cosmesi e pulizie per la casa.
Ho pensato che potrebbe essere utile sia a te che a me, raccontarti il percorso che ho intrapreso negli ultimi anni (a partire dal 2011) e condividere non solo soluzioni pratiche ma anche il perché di queste modifiche. Tutto ciò di cui ti parlerò è stato in qualche misura testato su di me, almeno per tre settimane consecutive, in modo da essere sicura di quello che sto dicendo (come sai, non amo parlare per indovinelli e ipotesi e credo che ci vogliono almeno 21 giorni perché una nuova abitudine produca i suoi effetti).
Mi piacerebbe dare spazio anche alle tue idee e suggerimenti, alle tue domande e opinioni, per lasciare del materiale ricco per chi, come noi, si trova a leggere questo articolo e sullo stesso nostro sentiero.
Oggi ti vorrei raccontare la storia della mia infanzia e le cause dell’ipotiroidismo (tiroidite di Hashimoto) che si vedevano già dalla nascita, con qualche suggerimento su come, se sei una mamma o futura mamma, potresti evitare di sottovalutare tali segni premonitori nei tuoi figli. Inoltre mi auguro che l’invito a riesaminare la tua storia d’infanzia, ti possa essere utile per capire meglio te stessa e il tuo corpo e magari per affrontare aree sulle quali (stress emotivo) non avevi ancora lavorato. Ricordati che la via verso la possibile guarigione (ma io la chiamerò verso una qualità di vita migliore e ideale per te) non è uguale per tutti e che tutti i temi che vorrei affrontare con te sono in realtà pezzi di un unico grande puzzle. A volte ti sembreranno cose di poco conto, ma poi, dopo tre/sei mesi, potrai coglierne l’importanza accorgendoti che stai meglio.
Per sgombrare il campo dai dubbi, vorrei innanzi tutto dirti cosa è, in parole super semplici, la tiroidite di Hashimoto:
La Tiroidite di Hashimoto è una condizione (patologia) autoimmune in cui la tiroide si è cronicamente infiammata perché per qualche motivo il tuo stesso sistema immunitario attacca la tiroide. Per scoprire se la tua patologia sia di tipo autoimmune è necessario valutare le analisi del sangue che, oltre ai valori di TSH, Ft3 e Ft4, misurano soprattutto il livello degli anticorpi anti tireoperossidasi (Ab anti-TPO) e anti tireoglobulina (Ab anti-Tg).
Se mi segui da un po’ di tempo, conoscerai la mia storia a grandi linee. Tuttavia non avevo mai condiviso i dettagli della mia condizione di salute prima di ora sul blog, forse perché solo di recente ho iniziato ad approfondire e capire quelli che mi sembravano dettagli piccoli e insignificanti. Qualche tempo fa avevo scritto anche un piccolo (ma non per questo meno significativo) articolo delineando quattro modi in cui sono riuscita a migliorare la condizione della mia salute. (Se vuoi, puoi leggerlo qui).
Sono nata alla fine degli anni settanta e non ero una bambina allattata al seno. Mia madre mi aveva allattata forse per un mese al massimo per poi tornare subito a lavoro, lasciandomi con la nonna che mi nutriva con il latte artificiale. Negli anni settanta si diceva alle giovani madri che il latte artificiale fosse persino più nutriente del latte materno e questo ha avuto le prime conseguenze negative sul mio sistema immunitario. Oggi si sa che essere allattato al seno è la cosa più importante per la salute del sistema immunitario di un essere umano. Cresciuta con un sistema immunitario già compromesso, mi ricordo che ero perennemente raffreddata. Non c’era cambio di stagione che non mi vedesse influenzata. Ero anche spesso soggetta ad eczemi sulla pelle, allergie solari e altre eruzioni cutanee che apparivano con la stagione estiva.
Nel 1986, io avevo 9 anni, avvenne anche il disastro di Cernobyl, uno degli incidenti nucleari più devastanti a livello mondiale, almeno fino al 2011 (Fukushima). L’evento era accaduto in Ucraina, ex URSS, ma le nubi radioattive raggiunsero non solo tutta l’Europa ma toccarono persino le coste del Nord America. Io non avevo nemmeno pensato alle possibili conseguenze sulla salute, finché non parlai con il mio medico ayurvedico che mi fece capire quanto fossero evidenti gli effetti sulla corretta funzionalità tiroidea della popolazione europea. Mi ricordo persino delle precauzioni sulle piogge radioattive prese in quel periodo e le avvertenze di rimanere al chiuso almeno per 2-3 giorni. Oggi, rileggendo le indicazioni di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile) nel caso dei disastri nucleari, viene indicato, tra le altre cose, l’obbligo di assunzione di una pastiglia di iodio stabile per massimizzare la protezione sulla tiroide, che io non mi ricordo che ci indicavano come precauzione.
La mia alimentazione era basata su molti latticini, pane e cereali (e naturalmente verdure, legumi, carne) e anche se a casa mia i dolciumi industriali erano tassativamente vietati, mangiavamo molti dolci fatti in casa. Le merende comprendevano sempre i succhi di frutta (acqua, zucchero e purea di frutta) e questo ha fatto sì che i miei denti abbiano iniziato a cariarsi presto (già la qualità dei miei denti era geneticamente debole) e molto presto il dentista mi aveva fatto almeno sei otturazioni, con amalgama d’argento. Oggi si sa che chi ha le otturazioni con amalgama d’argento può avere un’intossicazione da metalli pesanti molto più grave rispetto a chi non le ha (la composizione di amalgama d’argento è al 50% a base di mercurio).
A tutto questo stress di tipo fisico, si è aggiunto uno stress emotivo di cui non ero nemmeno consapevole. Di carattere sono incline ad essere molto sensibile ed intuitiva, capisco le emozioni degli altri e le loro intenzioni (persino ancora prima che parlino), mi basta percepirli. E questa sensibilità mi porta alla necessità di esprimermi attraverso la comunicazione. All’età di dieci anni questo si sarebbe dovuto idealmente risolvere nel contatto verbale libero con mia madre, in un incessante bisogno di chiederle e raccontarle la mia realtà. Come tutte le madri giovani di quel periodo però (mia madre aveva 22 anni quando sono nata io), neanche la mia aveva la saggezza di ascoltarmi, seguirmi e capirmi ed io mi sono sempre sentita in colpa per questa continua esigenza di parlare e comunicare, raccontare e analizzare la mia realtà. Fino al momento in cui ho pensato che questo mio modo di essere fosse sbagliato (una bambina può solo incolparsi e sentirsi sbagliata se i suoi bisogni vengono ripetutamente ignorati) e mi sono inconsciamente repressa (o zittita).
A tutte queste cause si è sommato anche il fatto che ero geneticamente predisposta a sviluppare la tiroidite autoimmune, visto che la patologia correva in famiglia (mia zia paterna aveva forti depressioni, guadagnava peso senza apparente motivo finché non le scoprirono la tiroidite autoimmune).
Vuoi per negligenza dei miei genitori incoscienti e troppo giovani, vuoi per tutta una serie di stress emotivo e fisico che il mio sistema immunitario aveva subito sin dalla nascita, ero già predisposta a sviluppare nell’età adulta la tiroidite di Hashimoto, la tiroidite autoimmune (avevo 27 anni quando mi è stato diagnosticato l’ipotiroidismo subclinico).
Quali sono i punti salienti di questo mio racconto:
- Allattamento al seno: se sei un adulto con una storia simile alla mia, ormai non puoi farci più nulla. Tuttavia, se stai per diventare madre e soprattutto se nella tua famiglia ci sono già episodi di tiroidite autoimmune, considera l’allattamento al seno come la più importante base per la salute del sistema immunitario del tuo cucciolo.
- Rafforzare il sistema immunitario sin dalla nascita (questo è un consiglio utile non solo per le mamme e future mamme, perché si applica per tutta la vita, in particolare se hai già una malattia autoimmune): il sistema immunitario non si rafforza solo grazie al latte materno (benché sia di vitale importanza) ma anche con un alimentazione naturale, equilibrata, integrale e possibilmente biologica, il tempo trascorso all’aria aperta (Vitamina D), cure laddove possibile naturali (omeopatia, naturopatia e altre) evitando antibiotici ed esposizione alle tossine, rendendo l’ambiente pulito e sano (eliminando onde elettromagnetiche). Di tutte queste cose ti parlerò nei dettagli durante le prossime settimane.
- Alimentarsi con cibi naturali, integrali e possibilmente biologici (se consumi la carne, considera che le carni d’allevamento convenzionali sono bombardate con ormoni di crescita che, una volta ingeriti, causano squilibri ormonali che possono essere anche l’unico motivo del malfunzionamento della tiroide: consuma alimenti di origine animale solo ed esclusivamente di allevamento biologico o biodinamico) e ridurre al minimo il cibo raffinato e industriale.
- Verifica il tuo livello di intossicazione da metalli pesanti facendoti aiutare da un naturopata. Il modo più semplice per depurarti dai metalli pesanti è quello di consumare coriandolo fresco (foglie) in forma di insalata, frullato o estratto (ti parlerò anche di questo nei prossimi articoli).
- Affronta una volta per tutte lo stress emotivo: qualsiasi trauma emotivo tu abbia subito, sappi che è di vitale importanza iniziare un percorso di risoluzione e guarigione, affrontando quello che può costituire un grosso e a volte unico motivo scatenante della tua patologia. Puoi iniziare a fare un dialogo con uno psicoterapeuta qualificato di cui ti fidi ma anche circondarti di persone con le quali puoi essere te stessa, liberamente. Un altro buon modo per sciogliere i nodi nella gola è quello di scrivere: un diario privato o pubblico (un blog).
Ti ho voluto raccontare la mia storia d’infanzia per evidenziare che ci sono già alcune indicazioni di allarme sin dalla tenera età, così da poter prendere le dovute precauzioni per evitare di far esplodere appieno la malattia (come è successo a me, te ne parlerò la prossima settimana insieme a come trovare la propria voce, così importante per tutti e, in particolare, per noi donne).
Qual è stata la tua storia? Ripensando alla tua infanzia, ti ricordi degli episodi che possono essere le prime possibili cause dell’ipotiroidismo autoimmune? Raccontamelo lasciando un commento oppure scrivimi una mail.






